“Subito”, la parola impronunciabile 

Subito“. Cinque lettere che, quando arrivano, creano scompiglio, a meno che tu non sia da “unni mi chiovi mi sciddica”. Tu hai la tua programmazione della giornata, sei tranquilla che finalmente riuscirai a portare avanti tutti i tuoi task, e poi ad un certo punto c’è quella persona che entra a gamba tesa, ti fa una richiesta e, alla fine, aggiunge “subito” magari perchè ti ha voluto graziare non dicendo “prima di subito”. Qui lo diciamo e qui non lo neghiamo “adesso”  non è sempre sinonimo di “fattibile”.

Noi oggi abbiamo deciso di riderci sopra. 

In un mondo in cui tutto si ottiene in un clic, tutto deve essere immediato anche sul lavoro. La verità è che usare la parola “subito” ha il suo fascino. Ti dà l’illusione che tutto possa essere risolto in un lampo, come una magia. Ma la realtà è ben diversa. Dietro ogni lavoro ben fatto c’è tempo, dedizione, c’è “pazienza” che, a quanto pare, è fuori moda. E mentre il mondo grida “subito!”, noi comunicatori, creativi e lavoratori di ogni tipo ci ritroviamo a combattere contro un cronometro che sembra non avere pietà. 

Eppure, quello che non è evidente per tutti, la creatività (così come la qualità in qualsiasi altro lavoro) ha bisogno di tempo per maturare. Le idee migliori nascono quando le lasci respirare, quando hai il tempo di riflettere, provare, sbagliare e riprovare. E’ per questo che la cultura del “subito” spesso porta con sé un abbassamento della qualità del lavoro e un aumento dello stress accompagnato dalla sensazione di essere sempre in ritardo. Non è una verità vera al 100%, ma lo è nella maggior parte dei casi 

Come sopravvivere? 

– Educare al rispetto chi ci chiede cose impossibili. Repetita juvant 
– Ricordarsi di andare in pausa 
– Si può rispondere di “no”, anche per evitare delle figuracce 
– Ricordarsi che siamo umani e non supereroi
– Non perdere l’ironia, l’umorismo aiuta sempre

E voi? Strategie contro il  “tutto e subito”?