“Devo andare, ho una call!” ho detto ad una persona qualche giorno fa.
“Cos’è che hai?” mi ha risposto lei, che di anni ed esperienza ne ha ben più di me.
“Una call, una telefonata!” e ho cominciato a ridere.
“E non potevi dire che dovevi fare una telefonata o che avevi un appuntamento telefonico?”
In realtà sì, avrei potuto!
La verità è che parliamo una lingua che cambia ogni giorno, influenzata da un sacco di cose e, troppo spesso, non ci rendiamo conto di utilizzare termini che non è che sono comprensibili per tutti e non è che se uno non li sa è più scemo o meno preparato di uno che invece li utilizza.
Io pinno (da Pinterest) le cose che mi piacciono, addo le persone sui social, shazammo la musica che mi piace e che voglio ritrovarmi su Spotify, non faccio altro che screenshottare tutto quello che è di ispirazione, redigo i brief, flaggo le caselle dei form, uploudo i file sui siti. E queste sono solo alcune delle cose che faccio e di cui parlo dando per scontato che tutti capiscano di che cosa sto parlando.
La vita di un’agenzia di comunicazione probabilmente mi mette più a contatto con questo tipo di cambiamenti e spesso, io stessa, sento parole che fino al giorno prima non sapevo nemmeno potessero esistere, o comunque potessero venire utilizzate da qualcuno.
Ho 40 anni e sicuramente, se parlassi con un sedicenne rimarrei colpita di quante nuove parole di uso corrente io non conosco.
Alcune di queste parole, negli anni, sono entrate nei vocabolari più famosi, altre magari qualcuno le sta vagliando, altre ancora invece vivranno da Natale a Santo Stefano. Che lingua parliamo? Una lingua che è in continuo movimento e che si muove sempre più velocemente.
Mari