Alcune cose, o si dicono in italiano o si dicono in siciliano. In questo caso non avevo qualcosa, di valido, da utilizzare al posto di “a matinata fa ‘a iurnata”. Ora, qualcuno potrebbe dire “da quale pulpito viene la predica”. La mattina, quando sento suonare la sveglia la prima volta, so che prima di alzarmi la risentirò almeno altre tre o quattro volte, otto minuti dopo e poi ancora otto minuti dopo e via così.
Quando finalmente mi decido a mettere i piedi fuori dal letto le alternative sono due: la corsa verso l’uscita, oppure una situazione di maggiore relax. Diciamo che la prima alternativa è quella che si realizza costantemente. E’ in quel momento in cui devo decidere, o meglio, prendere atto del fatto, che Newton dovrà venire con me in ufficio perché non è ipotizzabile fargli fare la sua passeggiata mattutina prima che io corra a lavorare. Sì sono quella amorevole padrona che vuole portarsi a tutti i costi il suo cane in ufficio. Evviva la sincerità.
Messa così sembra un po’ come se il lavoro qui da Karma Communication non possa essere avviato prima di mezzogiorno. Invece alle 9:00 più o meno in punto siamo tutte alle nostre postazioni, più o meno pronte a fare quello che dobbiamo fare.
Eppure ogni tanto capita che io mi tiri fuori dal letto al primo tentativo della sveglia di scaraventarmi via lontano dalle coperte, e in quei giorni tutto scorre in maniera completamente diversa. Diciamo che si parte senza l’ansia del “sbrigati, sbrigati, sbrigati”. E se alzandomi dal letto alle sette in punto, a mezzogiorno sembra già che siano le sette del pomeriggio, io la tranquillità di partire con più calma la sento tutta tutta. Questo non vuol dire “avere imparato la lezione”, significa solo sperare che, un altro giorno, a sorpresa, stupisca me stessa facendo mio quel proverbio di cui sopra.
Mari