Ho scoperto una nuova parola: presentismo.
Leggevo un articolo e in realtà se ne parlava in un’accezione assolutamente negativa. Cerco di spiegarvi in pochissime parole. Da quando l’anno scorso siamo stati catapultati nel primo lockdown, e abbiamo cominciato a sentire la parola smart working, è nata nei lavoratori l’ansia, perchè non c’è altro modo di chiamarla, di essere sempre reperibili, anche se stanchi o addirittura ammalati, anche se è sabato o domenica, anche se l’orario di lavoro canonico è passato da tempo. Tanto si può lavorare anche in pigiama o in tuta, quindi che problema c’è? Non è difficoltoso rispondere alle call o alle email!E invece è difficoltoso, perché il ritmo che hanno preso le cose fa si che uno non riesca a staccare mai. E staccare è fondamentale.
Lo smart working, ci ha travolto. Era una cosa che prima o poi sarebbe arrivata, ma lo ha fatto come un ariete, entrando nelle nostre vite con prepotenza e senza regole. I paletti devono esserci, a cominciare dagli orari e per questo bisogna sapere dire di no. La parola emergenza spesso è utilizzata anche quando non di vera emergenza si tratta ed è necessario sapere distinguere e farlo capire al nostro interlocutore. In più, a mio avviso, diventa fondamentale ritagliarsi degli spazi propri. Stiamo troppo in casa e il pc spesso è la soluzione alla noia. Ci vuole poco ad aprire la propria casella di posta elettronica e rimettersi in moto. In realtà serve staccare. Ritrovare degli hobby e dedicarsi del tempo. Io ho scoperto la mia passione per le piante e, due volte a settimane, cerco di fare pilates. In più mi sono detta che, salve opportune eccezioni, la mail non va aperta mai dopo le 21.
Voi come vi state comportando? Quali accorgimenti state prendendo per evitare di essere fagocitati da questo vortice incontrollabile?