Se vado in un negozio vedo quanto costa una cosa, capisco se il mio portafogli può accollarsela oppure no, poi vado alla cassa e pago. Certo, a seconda del tipo di negozio in cui mi trovo posso chiedere se per caso c’è uno sconto, “testa ca non parra” si sa “si chiama cocuzza”. Se lo sconto c’è bene, se no sospiriamo.
Invece per chi vende servizi e non cose fisiche il procedimento può essere leggermente diverso. Quello che vi racconto oggi è un modus operandi con il quale, purtroppo, non sono stata solo io ad avere a che fare. Karma Communication è una piccola azienda, ma rientra sicuramente nella categoria dei freelance.
Capita spesso di conoscere un cliente con le idee molto chiare. Non solo su quello che vuole, ma anche su quanto lo vuole pagare e non c’è modo di stringere accordi diversi, l’unico modo di proteggersi, in questo caso, è di non stringere alcun tipo di accordo. Solitamente chi fa il prezzo infatti non punta al rialzo, anzi, cerca di fare il prezzo minimo sindacale per non farti fare una cosa gratis.
Se in un preventivo do ad una cosa un valore dieci, magari se ne può parlare, il valore può scendere a otto e mezzo, a otto. Il preventivo può essere limato, si possono levare delle cose che magari potrebbero non essere fondamentali, per fare scendere ancora il prezzo. E questo sarebbe un giusto modo di operare. Ci sono invece quelle persone che arrivano già sapendo quanto vogliono pagare. Un logo? Cento euro. Un ufficio stampa? Duecento euro per un mese di lavoro.
E allora ho deciso che l’unica soluzione è alzare le mani con tanto di bandiera bianca, perché in questi casi è quasi impossibile venirsi incontro. Questa è la politica di quest’anno. E’ una questione di sopravvivenza che si scontra con il fatto che il mercato è pieno di persone che, purtroppo, svendono grandemente i servizi che noi offriamo.
Direste mai ad un negoziante che ti sta vendendo un paio di scarpe di marca a 200,00 euro che gliene darete invece 50,00? Penso proprio di no.
Mari